venerdì 31 ottobre 2008

Briciole di gioia! Patate e wurstel sabbiosi


Piove. Governo la..., ehm, scusate: qualche volta mi lascio trasportare dalle abitudini, dalla fretta e dalle frasi fatte. Ora, a voler proprio pignolare siamo tutti un poco ladri. Io ho letto una ricetta di patate sabbiose e una di patate e wurstel (probabilmente tutte e due da Annamaria) e ho unito le due, ho aggiunto alcuni spicchi di aglio in camicia e il gioco è fatto!

Ingredienti per un commensale raffredato:
due patate medie
due wurstel di seitan
quattro spicchi di aglio** in camicia
tre cucchiai di pane grattugiato
due cucchiai di olio extravergine d'oliva
un cucchiaino di misto erbe per arrosti (rosmarino, ginepro, alloro, pepe bianco, aglio,...)
Procedimento: lavare, pelare e tagliare le patate e tuffarle in una capace terrina insieme all'olio (mescolare e ungere ogni lato); versate poi tutti gli altri ingredienti ad eccezione dei wurstel. Mescolare benissimo, cercando di far ricoprire ogni lato delle patate. Infornare e cuocere a 200°C per quindici minuti mescolando a metà tempo. Aggiungere i wurstel tagliati come garba e continuare la cottura per altri quindici minuti, mescolando a metà tempo.
Io continuo a evitare il sale in eccesso (i wurstel, anche quelli vegetali, sono salatissimi!). Ho mangiato pure l'aglio...

**conoscete le sue virtù? E' un antibiotico naturale (il bello è che contrariamente a quanto accade con gli antibiotici di sintesi, i batteri non si abituano mai all'aglio e non sviluppano resistenza!), è antibatterico e allontana i vampiri (durante la prima guerra modiale il suo succo veniva usato per sterilizzare le bende e prevenire le infezioni). Gli egiziani lo davano agli operai che costruivano le piramidi (se non uccide, fortifica?!)... speriamo almeno fosse accompagnato da pane e olio! Pare aiuti la digestione (oh, a me non da problemi di sorta, ma... mah!); aiuta a sconfiggere le malattie da raffreddamento. Coadiuva la cura del ipercolesterolemia e viene consigliato per la pressione alta. Se lo piantate vicino alle rose allontana gli afidi.
Se non puzzasse così tanto sarebbe da sposare!

domenica 19 ottobre 2008

Fusilli alla zucca (Amarcord... autunno in Emilia )

In questi giorni mi capita di provare invidia.
Forte.
Motivata.
Un blog sì e uno no leggo storie di nonne e nonni alle prese con nipoti, budini, biscotti, profumi dell'infanzia e ricette della memoria.
Io non ho conosciuto i miei nonni.
Quelli paterni se ne erano andati molto prima del mio arrivo e quelli materni fecero appena in tempo a mangiare i confetti del mio battesimo.
Dai tre ai sei anni non smisi di chiedere spiegazioni a proposito di questa lacuna familiare: mio padre brontolava risposte tipo "Mica si sceglie quando morire; (...) ma insomma la smetti con 'ste domande?!" e mia madre mi mandava dai vicini in modo ch'io potessi questuare un poco di attenzione alla Nunnéta, la nonna della mia amica Elisa (con la quale passavo ben poco tempo a pettinare le bambole)... arrivavo a malapena al campanello, mi ci attaccavo come una cozza e cominciavo a chiamare la mia amica alzando la voce di mezzo tono fino a quando qualcuno non sbucava dalla porta e mi apriva il cancello. Poi facevo di tutto per essere l'ospite perfetto, quello che rimane a lungo, che può giocare con il dolceforno e che viene invitato a rimanere per cena. Mi ero inventata un rituale che consisteva nel declinare la prima offerta (per educazione), ma poi accettavo precipitosamente al rilancio. Ero alla spudorata ricerca di qualsiasi attenzione da parte della nonna di Elisa. La seguivo in lavanderia e suggerivo alla mia amica di giocare alle lavanderine (lei mi occhieggiava come se fossi improvvisamente diventata fosforescente e mi proponeva di andare in terrazzo ad ascoltare tutti i quarantacinque giri di Gianni Morandi), la seguivo in cucina e lei mi invitava a sbattere le uova per la frittata (e la mia amica mi tirava per un braccio per andare a giocare alle maestre), facevano la marmellata di pere e mele e io prezzemolavo fra i vasetti. La nunnèta è ancora fra i cinque miei over settanta prediletti: sono punti fermi, timonieri titubanti e, talvolta, spettatori riottosi di questo strano presente.
La mancanza dei nonni mi ha fatto diventare gerontofila. Mi piacciono i vecchi. Non vado nemmeno tanto per il sottile permettendomi di prediligere quelli dolci o quelli saggi. Mi piacciono - punto. Attacco pezze allucinanti a quelli che vengono in ufficio; mi metto a chiacchierare in fila alla cassa del supermercato solo con gli over settanta.
Un autunno di tanti anni fa a casa di Elisa mangiai i primi tortelli di zucca. A casa mia erano sempre e solo di erbette. Rimasi deliziata e decisi che dovevo tenere d'occhio quella cucina esotica...

FUSILLI DI KAMUT ALLA ZUCCA

Ingredienti:
60 grammid i fusilli di grano kamut
un quarto di zucca hokkaido** cotta al forno (avanzo, il resto l'avevo mangiata appena cotto!)
un cucchiaio di lievito alimentare in scaglie (sostituto del parmigiano)
sei mandole non pelate
Procedura: mentre la pasta cuoce, frullare zucca e mandorle (aggiungere poca acqua di cottura della pasta per rendere più fluido il condimento). Scolare la pasta e mantecare con la purea di zucca e il lievito alimentare.












**Non me ne vogliano i sostenitori degli acquisti a chilometri zero... ho una debolezza anche per per verdure che non sempre riesco a trovare nei paraggi. queste vengono dalla Germania... rappresentano un pittoresco estratto d'autunno fatto di... sedano rapa, rafano nero, rape rosse e bianche, pastinaca, cavolorapa, zucca hokkaido e cavolo bok choi (quello che assomiglia alle bietole, in piedi nella foto a sinistra).

mercoledì 15 ottobre 2008

Focaccia dolce alle mele

Ha ragione Carla... in quest'ultimo periodo il web ribolle come non mai di iniziative, concorsi, raccolte, amarcord gastronomico letterari e io mi sento alla rincorsa di mete inarrivabili! Progetto e poi demordo... ma... un quarto d'ora fa ho inciampato in un progetto interessante. Essenza di vaniglia propone una raccolta di ricette di torte di mele.
Il fatto è che mesi e mesi fa ho fatto una focaccia dolce alle mele. Non l'ho mai postata. Me la ero completamente dimenticata!!
Ma ora la posto...


FOCACCIA DOLCE ALLE MELE

(tratta da VOGLIA DI PANE! di A. Prandoni e S. Gianotti, pagina 138)
INGREDIENTI (dose dimezzata rispetto all'originale):
500 grammi di farina O
250 grammi di latte (nel mio caso di riso)
15 grammi margarina vegetale (nel libro burro)
15 grammi di malto di mais (nel libro miele)
20 grammi zucchero di canna integrale
7 grammi di lievito secco (nel libro 12 di lievito fresco)
un pizzico di sale
due mele (le mie erano golden, forse sono meglio le renette!) tagliate a fette
PROCEDIMENTO: creare una fontana nella farina. Nel centro mettere lievito, il malto, metà zucchero e metà latte. Amalgamare con una forchetta, poi aggiungere tutti gli altri ingredienti (tranne le mele e il poco zucchero rimasto). Impastare energicamente, quindi mettere a lievitare coperto con un panno umido per 60 minuti. Trascorso il tempo della lievitazione, stendere l'impasto altro un centimetro e infilare le fette di mele sulla superficie, spolverizzare di zucchero e far lievitare altri 60 minuti. Cuocere a 200°C per trenta minuti con vapore**, per esempio io ho messo un pentolino di acciaio con tre dita d'acqua nel forno, mentre si riscaldava.



**secondo le autrici è importante che pane, focacce e simili cuociano in ambiente umido. Suggeriscono di buttare un cubetto di ghiaccio o due nel forno caldo qualche minuto prima di infornare.

sabato 11 ottobre 2008

UJI CHASOBA (Cosa sono mai una voce, qualche parola e un grappolo di note...)


AGGIORNAMENTO (20 ottobre 2008) : con questa ricetta vorrei partecipare alla raccolta di Laura, perché ne apprezzo lo spirito e condivido le sue parole... "Adoro le ricette etniche e mi piace sperimentare nuovi gusti e scoprire nuove spezie, mi piace sentire nella mia cucina i profumi del mondo, mi sembra quasi di viaggiare!"

Solo una bella canzone del 1957 (musica di Dimitri Tiomkin e testo di Ned Washington). Qualcuno potrebbe preferire la versione del Duca Bianco oppure quella di quel simpatico decespugliatore che è oramai Geroge Michael (non l'ho trovata, peccato!)... o ancora quella di Barbra Streisand. Questa canzone è talmente bella che potrebbe cantarla anche paperino con la bocca piena

Wild is the wind

Love me love me love me
Say you do
Let me fly away
With you
For my love is like
The wind
And wild is the wind

Give me more
Than one caress

Satisfy this
Hungriness
Let the wind
Blow through your heart
For wild is the wind

You...
Touch me...
I hear the sound

Of mandolins
You...
Kiss me...
With your kiss
My life begins
Youre spring to me

All things
To me

Dont you know youre
Life itself

Like a leaf clings
To a tree
Oh my darling,
Cling to me
For were creatures
Of the wind
And wild is the wind
So wild is the wind

Wild is the wind

Wild is the wind

... ma Nina Simone la rende struggente!

UJI CHASOBA (soba al tè verde)
40 grammi di soba (cotta come da istruzioni, cinque minuti, aggiungendo acqua fredda a metà cottura)
due funghi shitake affettati (ammollati in acqua calda per un'ora)
qualche centimetro di alga dulse (ammollata per cinque minuti)
mezza carota a rondelle sottili
alcune foglie di cavolo cinese a triangoli
uno scalogno affettato
una piccola zucchina tagliata a metà e poi affettata
erbe aromatiche secche miste (un cucchiaino)
olio di sesamo spremuto a freddo
semi di sesamo decorticati
mezzo cucchiaino di miso (o salsa di soia o sale o brodo granulare)
PROCEDIMENTO: mentre la pasta cuoce, far saltare le verdure con l'olio e le erbe aromatiche; sciogliere il miso in poca acqua di cottura della pasta, versare sulle verdure, spegnere e mescolare. Scolata la pasta, aggiungere le verdure e il sesamo.


E a voi...
...quale canzone vi fa sentire
patocchi
(languidi, molli NDR)?!

giovedì 9 ottobre 2008

Avanzi... un altro!

Mi piace quando avanza qualcosa di scondito, neutro e malleabile. Penso sempre di essere un tipo fantasioso, ma finisco per ridurre tutto in... polpette!


INGREDIENTI:
una decina di foglie di radicchio rosso lungo (quelle esterne, più dure) a pezzetti
tre scalogni affettati
un cucchiaino di olio di sesamo
una tazza di riso integrale già cotto (l'avanzo!)
panatura di mais e pane grattugiato
lievito alimentare in scaglie (sostituto del parmigiano)
semi di girasole
PROCEDIMENTO: far saltare in padella scalogno e il radicchio a fiamma moderata mescolando di continuo, aggiungendo poca acqua se necessita. A freddo aggiungere l'olio. Frullare due terzi del riso insieme alla verdura saltata fino ad ottenere una crema densa. Aggiungere il lievito e mescolare (meglio con le mani, anche se a me fa un po' impressione tutta la roba che finisce sotto le unghie...). Formare le polpette (bagnandosi le mani o usando due cucchiai per formare delle quenelle, polpette oblunghe), passarle nella panatura mista ai semi. Cuocere in forno pre-riscaldato a 200°C per una ventina di minuti, girandole a metà cottura.
Rispetto a quelle che faccio di solito erano amarognole (radicchio), molto adatte al clima autunnale: erano croccantissime all'esterno e morbide dentro (molto buone anche fredde il giorno dopo).

venerdì 3 ottobre 2008

Sughi d'uva (e gh'ò 'na fâm ch-l'ée sèinza educaziòun)

La reggianità emerge nei momenti più impensati. Oggi, mentre stavo spiegando il dettaglio di una fattura, lo stomaco di un cliente affamato si è fatto sentire. Si è scusato in dialetto con un "l'è ora che... mettòm la pànza in perècol" (cioè che ci prepariamo a un lauto pranzo). Io ho subito pensato alla torta di bietole (erbazzone vegan) che ho preparato ieri sera e che mi sarei mangiata a pranzo; non immaginavo certo che l'ennesimo tocco reggiano si era nel frattempo materializzato sul tavolo della cucina per mano della zia Vitto. È una delle due sorelle di mia madre: come le sue sorelle non cucina, fa da mangiare. Benissimo. Quando dico che fa da mangiare intendo proprio che non spignatta per diletto (come molti di quelli che leggono i blog di cucina), bensì perché i famigliari hanno la malsana abitudine di sedersi con i piedi sotto il tavolo tre volte al giorno e s'aspettano primo, secondo, contorno e frutta. Fra le molte cose che prepara in maniera sublime ci sono i sughi d'uva... che mi aspettavano sul tavolo, appunto!

SUGHI D'UVA
DI ZIA VITTORINA













INGREDIENTI:
(proporzione fra mosto e farina)
un cucchiaio di farina bianca
un mestolo di mosto d'uva (si compra alla cantina sociale, ora!!)
PROCEDIMENTO: portare a bollore il mosto e schiumarlo. Spegnere e far raffreddare. Aggiungere la farina setacciata mescolando con una frusta e incorporare evitando i grumi... Rimettere sul fuoco, far bollire a fuoco medio per pochi minuti (quattro). Spegnere e versare in piatti fondi (o altro contenitore di ceramica). Si solidificherà diventando freddo.
Si conservano in frigo per una settimana... se non finiscono prima!