sabato 28 giugno 2008

E Tofu sia (se gli pare)!

Avete mai stazionato un paio di quarti d'ora davanti allo scaffalino dei legumi secchi al supermercato? Io lo faccio spesso. Mi sento come se dovessi adottare uno o l'altro tipo e mi trastullo in elucubrazioni gastro-affettive facendo avanti e indietro come un padre emofobico parcheggiato fuori dalla sala operatoria in attesa del lieto evento. Nella mia personale classifica del legume ci sono:

1 - fagioli del purgatorio
2 - lenticchie di Ustica (dove vorrei andare in vacanza...)
3 - fagioli bianchi di Spagna (per esempio con una ricetta di Daniela)

di solito compravo quelli in scatola (quasi sempre molto cotti, nuotano talvolta in strane gelatine tipo Simmenthal), ma i legumi cotti in casa sono sempre più buoni (anche se più brigosi).
Nella mia personale top-ten la soia gialla non entrava nemmeno. Ma poi ho scoperto che ha proprietà nutrizionali fantastiche: contiene molibdeno, triptofano, manganese, proteine, ferro, omega3, fosforo, vitamina K, magnesio, rame, vitamina B12, potassio... (in rigoroso ordine decrescente rispetto alle quantità contenute per tazza-cup di prodotto).
Ho scoperto che adoro il tofu. Che il tofu è fatto con il latte di soia (che adoro molto meno, per non dire quasi per nulla). Che il latte di soia si fa con la soia gialla!!
Ergo ho comprato un sacchetto da 500 grammi di soia gialla.
Il suo destino però sarebbe stato quello della figlia della schifosa... reietta e dimenticata, nella migliore delle ipotesi... data da mangiare alle galline della Gina, una volta scaduta...
Invece sono stata sobillata da Cicciuzza all'esercizio dell'arte casearia, reazionaria ed evolutiva in una allergica ai latticini come me. La suddetta Cicc. mi ha suggerito alternative e invitato a provare. Mi ha provocato, insomma! Posto solo ora, perché ho desistito (per ora) alla tentazione di provare il goma dofu, ma questa è un'altra storia...

TOFU CASALINGO
Prima si fa il latte di soia:
... 500 grammi di soia gialla
... 5 litri di acqua
... tre centimetri di kombu
mettere a bagno la soia (assicuratevi che non siano vecchi o troppo vicini alla scadenza) con un litro di acqua e qualche centimetro di alga kombu (utile, ma si può saltare) per dodici ore circa (non deve fare le bollicine, teneteli d'occhio, sono pronti quando potrete morderne uno senza rompervi un incisivo). Frullate il più finemente possibile aggiungendo un po' di acqua dei quattro litri restanti. Più finemente è frullato e meglio sarà per la fase successiva. In una capiente pentola (enorme o due più piccole) portate a ebollizione la rimanente acqua: quando inizia a sobbollire versate il frullato e fate bollire qualche minuto mescolando sempre per evitare che straripi!
Ora filtrate il tutto con un colino rivestito con un telo da formaggio o un tovagliolo di lino. La parte liquida diventerà latte di soia, dopo altri dieci minuti si bollitura. La parte solida si chiama okara ed è un bel problema smaltirla tutta (la mia è finita dritta in compostiera, ma la si può usare per fare biscotti, polpette, ragù, ecc...).
Questo primo passaggio è riuscito perfettamente: il mio latte di soia aveva un sapore fagioloso, ma non gessoso come quello che ogni tanto compro...

Poi si fa il tofu:
... latte di soia autoprodotto
... caglio (io non volevo comprare il nigari... ho usato il succo di limone)
Fate raggiungere al latte la temperatura di 80°C (quando smette di fumare!), versate il succo di limone (io ho usato il succo di due grossi limoni), lasciate in pace mezzo minuto poi vedrete il latte cagliato... ecco qui sono cominciati i miei sudori freddi... era cagliato ma asociale!
Dividete la parte solida da quella liquida: solito telo da formaggio, sopra di esso un peso per far uscire più liquido. Deve rimanere a drenare mezz'ora. Poi si versa il tofu in un contenitore pieno di acqua fredda (qui viene il peggio: il mio si è decomposto! Scompattato... diviso... frazionato... sbriciolato!). Risultato finale?! Questo... (dopo averlo riscolato e pigiato a forza in un colino)


E che fine ha fatto il mio primo (unico) tofu auto-prodotto?!

COUS COUS DI TOFU E BRICIOLE DI PEPERONI
Ingredienti:
... tofu
... mezzo peperone giallo e mezzo rosso
... dado vegetale in polvere (due cucchiaini)
... curcuma (un pizzico)
... pepe nero (un pizzico)
... semi di sesamo nero (pochi, più che altro per il colore)
... due cucchiaini di olio extravergine d'oliva
Preparazione: se usate tofu comprato, sbriciolatelo, se lo avete ottenuto seguendo la mia ricetta (di sopra) basterà che lo guardiate male un secondo... si sbriciolerà da solo! Tagliare i peperoni a cubetti e fateli saltare nel wok caldo insieme al tofu e alle spezie mescolando spesso: il tofu tenderà a gonfiarsi un poco e ad asciugarsi ulteriormente. Aggiungere i semi si sesamo solo poco prima di togliere dal fuoco.
Io l'ho mangiato da solo, ma col senno di poi direi che poteva stare bene anche con un cous cous freddo o con altro cereale.


Dedico questi coriandoli di tofu a Lorenza, che mi omaggia di un premio anche se sa che sono refrattaria alle cerimonie, agli omaggi e alle carinerie: la cosa che mi piace di più di questa faccenda strana e che prendermi della creativa da una come lei è come ricevere l'alloro da un poeta laureato! Grazie Lo!

NB: All'attenzione di Beatrice... giuro che non mi sono mai accorta che cicciuzza fosse sbagliato... in Emilia il vezzeggiativo Ciccia è assai frequente ed io ho pensato che il tuo fosse una derivazione! Credo che per me rimarrai Cicciuzza...!

mercoledì 25 giugno 2008

Germogli: da grande farò l'orto! Ma per il momento mi faccio una specie di panino...


"Piccolino dove vai?
- Sotto terra, non lo sai?!
E la sotto non fai nulla?
- Dormo dentro alla mia culla!

E se tanto crescerai, chiccolino, che farai?!
- Una spiga metterò, tanti chicchi ti darò...
"
(piccola filastrocca che mi raccontava mia madre quando ero piccola)

Caldo.
Ha i suoi vantaggi.
Davvero!
Provate a far germogliare dei semi ora.
Risultati spettacolari. Raccolti rigogliosi. Croccanti.
Possiedo un germogliatore dal millenovecentonovantuno. L'avrò usato otto volte. Il fatto è che o non germogliano come si deve o germogliano come se dovessero ripopolare la foresta amazzonica.
La scorsa settimana ho messo a dimora due strati del germogliatore con un mix si semi: porro, ravanello, alfa-alfa (erba medica, quella delle mucche... ormai è guerra del cibo fra me e Clarabella, cui già rubo il cavolorapa) e fagiolo mungo. Dopo tre giorni (innaffiamenti doppi ogni giorno) ecco il raccolto!

Ma dove sta la magia del germoglio?! A contatto con l'acqua (elemento vitale per antonomasia) le sostanze presenti nel seme vengono come attivate per generare i tessuti che costituiranno il germoglio vero e proprio. Lasciar fare alla natura... durante la germogliazione vengono generati molti minerali e clorofilla. I germogli non sono tutti uguali: sono dolci e ricchi di aminoacidi quelli ottenuti con i semi di cereali, possono essere anche molto piccanti, invece quelli di verdure come il ravanello. Non mi dilungo, tanto ognuno di voi può, se lo desidera, approfondire autonomamente... vi indico solo un link, tanto per darvi il LA!
Per beneficiare al massimo delle qualità e proprietà nutrizionali dei germogli vi consiglio di lasciare per ultima l'idea della cottura... mangiatene pochi per volta, per abituarvi all'intensità dei sapori che incontrerete.

Per via del caldo o non cucino (razziando il frigo senza criterio e creando quindi insalate impossibili) o mi metto a friggere o accendo il forno (tanto...). Nel caso dei germogli proprio non mi andava di cuocerli e allora ho deciso di annegarli in una salsa leggera e gustosa che ho copiato qui. Si tratta della Tzatziki vegan proposta da Yari: ho solo aggiunto un po' di semi di girasole ammollati e pepe bianco macinato. Per i non vegani posto il link a quella che mi pare una ricetta vicina a quella tradizionale...

Il mio panino "aperto"
(PARAFRASANDO LE FAMOSE LASAGNE DI GUALTIERO MARCHESI)
tre fette di baguette ai semi di sesamo e zucca (tostate)
una tazza di germogli
una tazza di salsa Tzatziki
Procedimento: mescolare la salsa ai germogli e lasciar insaporire mezz'ora in frigorifero. Disporre i germogli insaporiti sulle fette di pane. Mangiare!


sabato 21 giugno 2008

Spaghetti con funghi pom-pom

Non li avevo mai mangiati prima di ieri a mezzogiorno. Non li avevo nemmeno mai comprati. Non li trovo in giro, normalmente: vengono dalla Germania, come molti dei miei recenti acquisti. Il mercato del biologico tedesco è molto attivo e ricco di interessanti prodotti. Compro online, senza alcun timore (da pochi, selezionati, affidabili venditori) e, ogni tanto, mi imbatto in prodotti inconsueti... tipo l'aglio orsino, il cavolorapa, la pastinaca o levistico. O l'Igelstachelbart-Pilz. Anche detto pom-pom mushroom, yamabusitake o Lion's Maine mushroom.

Il suo nome botanico è Hericium erinaceus: molto utilizzato in Cina e Giappone, ha un sapore particolare ed è ricercato per le sue proprietà curative per stomaco e fegato. Contiene zinco, ferro, selenio e germanio (che ha effetti antitumorali), diciannove aminoacidi liberi, vitamina D, il Lektine (antibatterico naturale) e riduce il colesterolo. Contiene polisaccaridi e polipeptidi che stimolano il sistema immunitario. Pare avere inoltre effetti benefici sull'umore! (Info.)

Spaghetti con funghi pom-pom
... 80 grammi di spaghetti integrali
... 250 grammi di funghi pom-pom
... un cucchiaio di prezzemolo tritato
... un cucchiaio di Dukle Soße (una preparazione in polvere che contiene melassa, farina, pomodoro, paprika, aceto balsamico, cipolla e sale; sostituibile con dado in polvere!)
... olio extravergine d'oliva
... ingrediente segreto!

Preparazione: mentre la pasta cuoce, pulire i funghi con un panno umido (non vanno lavati immergendoli in acqua, perché l'assorbono!). Scaldare l'olio nel wok e far saltare i pom-pom per tre minuti, quindi aggiungere la Dukle Soße (se serve aggiungere poca acqua di cottura della pasta) e il prezzemolo e continuare a saltare per un minuto. Scolare al pasta e aggiungerla in padella, mescolando a fuoco vivo. Aggiungere l'ingrediente segreto (se piace!).

martedì 17 giugno 2008

Marmellata di fragole, rabarbaro e tè nero (guest star: pancake ai semi di papavero)


Il mio umore vacilla, ho risate isteriche in tasca e monsoni di rimbrotti da elargire a piene mani. Sembro un cammello idrofobo. Assetata d'estate, ancora non riesco a mangiare robe estive...
Questa sera mi sono concessa un esperimento rapidissimo, degno compare della mia prima marmellata!
Ingredienti per la marmellata (un vasetto piccolo):
tre gambi di rabarbaro
duecento grammi di fragole
due cucchiai di zucchero integrale di canna
una grattata di pepe di Sechuan
mezzo cucchiaino di agar agar (agisce come e meglio della pectina)
mezzo bicchiere di tè nero al limone (non zuccherato)

Far marinare il rabarbaro e le fragole (puliti e fatti a pezzi) con lo zucchero per una giornata. Cuocere poi a fuoco moderato aggiungendo il tè. Trascorsi quindici minuti circa aggiungere l'agar agar precedentemente stemperato in pochissima acqua (o tè). Finito!
Ha un gusto asprigno e fresco, buonissima con il pane o (per i più zuccherosi) come farcitura di una torta!

Ingredienti per il poppy single -pancake (e satelliti fritti):
una tazza di Farina per Fritture Dorè (auto-lievitante)
un cucchiaio di zucchero di canna
latte di soia (q.b. per ottenere una pastella soda)
due cucchiai di semi di papavero
olio di semi di arachidi per fritture e zucchero a velo (per i satelliti)
Mescolare farina, semi e zucchero: aggiungere il latte freddo e mescolare fino ad ottenere una pastella più soda che filante. Per il pancake ho solo scaldato una padella e versato un mestolino di pastella facendo cuocere quattro minuti per lato.
I satelliti sono stati fritti pochi minuti, usando il mestolo come unità di misura.











La marmellata e il single pancake... è nato l'ammmore?!

sabato 14 giugno 2008

Futomaki al farro (l'arte del riciclo, del falso e dell'arrampicarsi sugli specchi...)

Giovedì sera, per la prima volta in vita mia, ho mangiato cibo giapponese "vero". Così mi sono ricordata di un esperimento (ne ho altri, documentati, ma accantonati... tipo il tofu autoprodotto... coming soon!) di qualche tempo fa, che non avevo mai voglia di postare...
Da tempo possiedo un sacchetto di farina di ceci. L'ho comprata per fare la farinata o magari le panelle... forse anche la cecina... Due mesi fa ci ho provato per la prima volta, sperando di ottenere un qualcosa di commestibile anche solo lontanamente simile a una qualsiasi delle tradizionali ricette che usano questo ingrediente...mi sarei accontentata di riuscire a mettere inseme delle frittelle di ceci. Ho seguito le istruzioni contenute nella ricetta di una nota cavoletta di Bruxelles... ma non ho uno stampo adatto! Me ne sono resa conto la sera del venerdì raccontando alla mia amica Marina i miei programmi per la mattina successiva: le mie vengono buone, mi ha improvvisamente detto, perché ho la teglia giusta. E che teglia ci vorrà mai?! Eh, una seria di rame, mica una delle tue di teflon leggere come la carta da forno... Mi sono lasciata spaventare... e ho cotto la mia non-farinata in padella... come fossero crêpes sottilissime e a quel punto ho stravolto i miei piani per il pranzo di quel sabato... Futomaki di farro!
Il fatto è che avevo del farro spezzato cotto in frigorifero e alcuni nuovi acquisti giapponesizzanti in attesa di essere testati.


Ingredienti per otto futomaki farlocchi
... due fogli di alga nori
... una tazza di farro spezzato precotto (ma io lo rifarei anche con altri cereali!!)
... crêpes di farina di ceci (chi può userà frittata!) ridotta a tagliatelle
... una carota a bastoncini
... pochi germogli di soia
... uno spicchio di Tropea
... mirin (una sorta di vino dolce fermentato, a base di riso mochigome al vapore)
... salsa di soia
... acidulato di riso
... rosmarino fresco
Procedimento: marinare i bastoncini di carote, i germogli e lo spicchio di cipolla con acidulato di riso, un poco di soia e il rosmarino tritato fine. Nel frattempo mettere un po' di mirin nel farro e mescolare. Mettere un foglio di nori su di un tagliere (sul quale ho messo un foglio di cellophane per poi poter arrotolare l'alga più agevolmente), inumidirsi le dita e stendere uniformemente il farro, pressando bene (non è compatto come il riso!), disporre al centro, per tutta la lunghezza da destra a sinistra, un fila o due di bastoncini di carota, fettine di cipolla e tagliatelle di farinata. Chiudere il tutto arrotolando su se stesso con l'aiuto del cellophane, stringendo il più possibile. Non sono proprio riuscita a dargli una forma cilindrica!! Ripetere con il secondo foglio di nori. Tagliare a metà ciascun rotolo e ciascuna metà a metà. I germogli di soia sono finiti nel piatto con le poche carote rimaste (le ho mangiate mentre impiattavo!) come decorazione commestibile. Su ciascun futomaki ho poi versato poche gocce di salsa di soia (e per colpa sua il farro si è un po' slegato).

Perché mi arrampico?
  1. non avevo il wasabi
  2. non sarò mai in grado di finire la farina di ceci prima che scada (anche se mi hanno suggerito di usarla al posto dell'uovo per impanare le cotolette... avete altre idee?!)
  3. mancavano anche gli insalatini di daikon o zenzero o cetriolo...
  4. per questo mi autodenuncio come baro, da qui l'appellativo fake (falso... farlocco!!)
Però...










... che buoni!! Viva i farlocchi.

mercoledì 11 giugno 2008

Asparagi marinati

Sabato scorso hanno regalato a mia madre degli asparagi selvatici.
Sono sottili, alcuni sottilissimi e il loro sapore è molto forte (e amaro): sono diuretici, depurativi, ricchi di minerali (calcio, fluoro, fosforo, magnesio e potassio), contengono vitamine (A, B, B2, C e K) e fibre; sono inadatti a chi soffre di problemi renali. La pianta (che non ho mai visto) può raggiungere i due metri di altezza, cresce nei boschi di quercia, nei pascoli incolti e lungo i muretti a secco.
Ho seguito il consiglio della camminatrice dei boschi che ha paura delle vipere, ma ama gli asparagi selvatici (e ama donare, tanto che sfida le vipere per omaggiare una vecchia amica!) e li ho preparati come segue...



Ingredienti
500 grammi di asparagi
quattro bicchieri di vino bianco
due bicchieri di aceto di vino bianco
tre cucchiai di aceto balsamico (opzionale)
un pizzico di sale
due cucchiai di origano secco
olio extravergine d'oliva ligure (qb)
Preparazione: lavare gli asparagi e tagliare qualche centimetro di gambo legnoso. Portare ad ebollizione il vino e gli aceti, aggiungere il sale e cuocere gli asparagi (metà per volta) per dieci minuti, quindi scolare, cospargere di origano e olio (quanto basta per condirli, due cucchiai bastano). Far marinare in frigorifero almeno per una notte.

NB: ero un po' perplessa circa l'utilità dell'origano in questa ricetta. Mi sbagliavo!
La foto in alto non è mia, ma mi piace molto e mi piacciono le ricette che si possono leggere sul sito linkato attraverso la foto... vagabondate pure e ditemi se non vorreste per cena almeno uno dei piatti descritti! Io vorrei... TAGLIARIELLI E CICERI, PUREA DI FAVE CON CICORIA, PEPERONI CRUSCHI, FOAGUNI e un digestivo!

sabato 7 giugno 2008

Cavolorapa: a cole slaw!

Dopotutto non morirò totalmente ignorante. Aggiungo un tassello al puzzle dei vegetali del mio paniere personale... e se le mie fonti non sono del tutto farlocche, ho il piacere di introdurre al vostro cospetto il cavolorapa. Alias navone. Alias kohlrabi. Alias rutabaga (su quest'ultima denominazione non scommetterei, perché in realtà mi pare sia la pastinaca, voi ne sapete qualcosa?!) .

Carino vero?
In Italia è destinato prevalentemente all'alimentazione dei bovini (dicono...), sebbene sia particolarmente ricco dal punto di vista nutrizionale (minerali, soprattutto calcio, potassio e magnesio; vitamine, buone quantità di A, C e alcune del gruppo B). Ha una polpa soda e croccante, il suo sapore ricorda quello i broccoli (che mi piacciono molto). Lo si può mangiare sia crudo che cotto. Non vedo proprio la ragione per cui dovrei lasciarlo tutto a una mucca: è buono, facciamo almeno un po' per uno!


Il cavolo in insalata è un classico che non ammette vie di mezzo: lo si odia o lo si ama; esistono tantissime variazioni sul tema (potete leggerne alcune qui), la mia è un carpaccio vegetale piccantissimo! L'ho tagliato con l'affetta-verdure e fatto marinare per una notte con acidulato di umeboshi, olio extravergine d'oliva, sesamo nero, pepe rosso e peperoncino.













Un cavolorapa (grosso come un pompelmo con i poli schiacciati) affettato garantisce un contorno per tre persone. Marinato si conserva in frigorifero per due o tre giorni (aumenta il gusto del condimento e si perde il sapore del cavolo).

martedì 3 giugno 2008

Cous cous dolce con coulis di ciliegie e rabarbaro

Non potevo continuare a regalare il rabarbaro che mi viene consegnato con la bio-cesta. Non potevo continuare a farlo sulla spinta emotiva del ricordo delle caramelle, con la carta a quadri da trattoria, che mi regalava il farmacista. Va bene che mia cugina lo ha usato per una (mi hanno detto) buonissima torta di mele e rabarbaro. Non potevo davvero più sfuggire al mio destino... e meno male! Qualche sera fa, sfogliando distrattamente le riviste di "quarta mano" (in famiglia ci passiamo tutto il passabile) che giacevano dimenticate, mi sono imbattuta in alcune ricette di cous cous. Ecco il risultato della mia personale rivisitazione di frigo, ricetta di giornale e affarire rabarbaro...
Ingredienti (per tre persone):
mezzo bicchiere di cous cous di kamut
3/4 di bicchiere di latte di riso senza zucchieri aggiunti
vaniglia Bourbon (la punta di un coltello)
pepe di Sechuan (una grattatina)
tre bacche di ginepro
mezzo bicchiere di tè nero al bergamotto
un cucchiaio di succo di limone
un cucchiaio di maizena (o amido)
un cucchiaio di zucchero di canna
un bicchiere di ciliegie snocciolate (duroni Bigarreau di Vignola)
tre gambi di rabarbaro a pezzetti
un cucchiaino di margarina vegetale non idrogenata (opzionale)
granella di mandorle o pistacchi
Procedimento: mettere a marinare le ciliegie snocciolate e il rabarbaro con lo zucchero e il succo di limone (due ore); trascorso il tempo della marinatura cuocere a fuoco basso aggiungendo il tè e il ginepro. Dopo otto o dieci minuti il rabarbaro sarà tenero (quasi disfatto) e le ciliegie molto morbide: aggiungere la maizena e far addensare due minuti. Intanto scaldare il latte, aggiungere la vaniglia e il cous cous (quando inizia a bollire): mescolare attentamente e coprire lasciando gonfiare a fuoco spento per cinque minuti. Io ho poi messo nel piatto il cous cous (incorporare la margarina e sgranare con i rebbi di una forchetta per rendere soffice il cous cous), al centro ho messo la coulis di frutta e un po' di granella di mandorle.


Il risultato mi ha letteralmente incantata: il rabarbaro e le ciliegie hanno dato vita ad una salsina aspretta che arrotonda il dolce del cous cous (il latte di riso è dolce di suo).

lunedì 2 giugno 2008

Riso nero, fave dell'orto di Nicola e miso

A me bastano due giorni di pioggia per ripiombare nell'autunno. Non è che mi dispiaccia in senso assoluto... mi irrita in senso lato: divento cisposa e arruffata, mi si incarniscono le idee e licenzio ogni voluttuosa idea di cordialità. L'umidità mi rende asociale.
Cerco di rimediare... annaspo...
... quasi quasi mi faccio uno sciampo! (Ma lo hai fatto ieri sera...!)
... quasi quasi mi guardo un filmetto sciocchino... (Nooooo!)
... quasi quasi leggo L'eleganza del riccio... (Quando sono di umore così liquido?! Sì e poi magari vado a dire in giro che è un romanzo sopravvalutato... aspetterò... per il buon nome del mio senso critico)
... quasi quasi sfagiolo tutta la borsa di fave che mi ha portato Nicola (Gulp! Una borsa enorme... anche da sbucciare fava per fava... va bene che sono quelle dell'orto... ma la buccia è amara...

"Amargura, descansada e triste
-Parece lonjura ou medo?
É quase certo, Que nada existe;
Nada está perto,
Nem eu estou triste"

... l'associazione mentale Madredeus e buccia delle fave mi ha quasi convinta che non sia il caso di annerirsi le dita con il lungo lavoro di riduzione frazione edibile...)
E invece mi butto nella consolazione di dieci dita nere e di una zuppa scura pure lei. Total black.


Ingredienti
... una grossa borsa di fave con baccello (aprire baccelli, recuperare fave, pelare fave, congelare fave... tutte tranne mezzo bicchiere che userete per la zuppa)
... un quarto di bicchiere di riso nero messo in ammollo
... un pomodoro secco
... mezza cipolla bianca tagliata a cubetti
... due centimetri di alga kombu (ammollata con il riso e poi cotta insieme al tutto)
... acqua
... un cucchiaino e mezzo di miso d'orzo (sale o dado)
... un cucchiaino di olio extravergine d'oliva
Procedimento: ringraziare Nicola per le fave e assicurarlo del fatto che no, non sono affetta da favismo e che mi piacciono molto e che le avrei subito pelate e congelate. Cuocere il riso nero in una pentola a parte (è un riso integrale, molto buono e dalla piacevole consistenza soda; io l'ho cotto trenta minuti con un bicchiere di acqua, poi l'ho aggiunto alla minestra per terminare la cottura). Mettete a rosolare la cipolla con le fave, a fuoco medio, per cinque minuti, aggiungendo poi il pomodoro a pezzetti, la kombu e un bicchiere di acqua, continuando la cottura a fuoco basso fino a cottura del riso. Se si calcola bene la quantità di acqua necessaria il riso dovrebbe cuocere assorbendola quasi del tutto. Aggiungere il riso alla minestra di fave e continuare la cottura per altri cinque minuti. A fuoco spento aggiungere il miso diluito in poco brodo di cottura della zuppa e lasciar insaporire pochi minuti.
Buonissima!












(NB: sono ancora un po' malmostosa...)