Per me il rosmarino ha un odore buonissimo, che caratterizza in modo unico il cibo e mi riporta all’infanzia. Alla domenica a casa mia (cascasse il mondo) si mangiava sempre arrosto di pollo o di coniglio. Sempre.
Pigrizia della cuoca? No, in effetti era dispotismo alimentare del capo famiglia. Già verso le dieci l’aroma del rosmarino girava per casa e non mi dava tregua… pollo e coniglio mi piacevano molto, ma a solleticare le mie narici era la natura pastosa che il triangolo aglio, rosmarino e patate produceva. Sì, perché la carne che arrostisce ha un odore affilato, rapidissimo nel percorso al cervello; le patate arrosto sprigionano invece un odore dotato di tentacoli, che tendono a prendere la residenza non appena si introducono nelle narici.
Da venti anni sono vegetariana. Da due non mangio latticini. Saltuariamente mangio uova. Ogni tanto gioco al piccolo macrobiotico. Ma come si fa a rinunciare alle patate? La mia parte irlandese insorge (ops… io non ho parti irlandesi): la patata è la madre di tutte le mie consolazioni gastronomiche. Forse potrei mangiarle anche crude (uhm…), di sicuro arrosto sono spettacolari!
Tornando a casa dal lavoro oggi ho capito che avrei avuto consolazione: la genitrice onnivora ha sfrattato tutte le patate che avevamo… quindi io ho avuto la mia bella porzione di arrosto del vegetariano!
Ingredienti:
patate
(in teoria ci sono quelle adatte… io avevo quelle della biocesta, provenienza Trentino)
rosmarino
(autoctono, fuori dall’ingresso di casa, subito a destra di fianco al pioppo)
olio all’aglio
(tanti spicchi d’aglio messi in infusione in olio extra vergine d’oliva, usato alla bisogna)
acqua
sale
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