domenica 30 novembre 2008

Croccantini Prêt-à-porter

Meno male che qualcuno organizza raccolte. Ho sempre troppa fretta o troppo poco tempo (recentemente) per imbastire un discorso degno di essere scritto, quindi finisce che mi lascio trasportare dalle doti organizzative di qualche food-blogger più attivo. Oggi è la volta di Eleonora, persona sempre piena di parole gentili e suggerimenti. Questa volta si tratta di trovare ricette per una raccolta buffet: qualcosa di comodo, tipo finger food o comunque maneggevole da sbriciolare allegramente durante una colazione all'impiedi o per una cena fra amici di quelle in cui ognuno porta qualcosa (e ti ritrovi con tre torte al cioccolato, magari, ma vuoi mettere le risate?!)...

Invece di andare a pescare fra le ricette già inserite (mi verrebbero comunque in mente un paio di torte salate, magari dimensionate all'uopo oppure qualcosa di freddo o tiepido, da servire in bicchieri... magari commestibili pure loro... si potrebbero creare con una pasta brisée?!) ho pensato bene di postare una delle mie migliori ricette di recupero...
Tutte le volte che faccio una torta salata abbondo con l'impasto... così mi avanza sempre un etto o due di impasto per dare spazio alla creatività! L'ultima volta che ho fatto l'erbazzone (pochi post fa) ho steso la pasta avanzata con un mattarello, ne ho ricavato strisce irregolari e le ho condite con quello che ho trovato in frigorifero: sugo alla pizzaiola (pomodoro, origano, olio aromatizzato al basilico e sale) e battuto di olive e carciofi (olive nere denocciolate e tritate e carciofi sott'olio tritati finemente).
Per la pasta:
cento grammi di pasta per torte salate (Come era fatto? ...300 grammi di semola di grano duro
...quattro cucchiai di olio extravergine di oliva ...acqua due decilitri ... sale se occorre)
Preparazione: stendere l'impasto con un mattarello (o nonna papera), tagliare a strisce irregolari, condire.
Cottura: in forno a 200°C per dieci minuti circa.
NB: è difficile resistere e lasciarli intiepidire... sono troppo buoni!

domenica 23 novembre 2008

Spiedini autunnali


AGGIORNAMENTO
(25/11/2008): C'è UNA RACCOLTA IN CORSO!... solo per come è stata battezzata vale la partecipazione... Ecchecavolo!!!
Se avete cavoli a merenda... a cena... o (perché no) a colazione: partecipate inviando il link della vostra cavolata ad Antonella.

Qualche volta mi sbaglio e nella foga compulsiva dell'acquisto (o per non cadere in quella che un mio amico chiama sindrome della dispensa vuota) finisco per comprare prodotti simili... troppo simili: in questo periodo ho la dispensa piena di brassicacee. Possiedo nell'ordine:
  1. cavolfiore bianco
  2. cavolo verza
  3. cavolo rosso liscio
  4. cavolini Bruxelles
  5. cavolo rapa
  6. broccoli (solo i gambi, le cime le ho già mangiate...)
  7. cavolo cinese
... e continuo imperterrita a domandarmi, a pranzo e a cena, cosa mangio??!
Oltre al fatto che a me piacciono molto, ci sono millanta motivi per mangiare verdure di questa famiglia: sono gli angeli custodi del nostro benessere! Il loro consumo regolare (poco cotte e poco pasticciate, però!) riduce il rischio di insorgenza di malattie cardiovascolari e tumorali per via dell'apprezzabile contenuto di composti fenolici... avete presente quando li cuocete e il loro odore intenso avvolge ogni cosa? Bene quell'odore è dato in prevalenza dallo zolfo (e anche dall'azoto)... sopportate stoicamente, perché questo va a tutto vantaggio della prevenzione dei tumori al seno, polmoni e stomaco. E il sulforafano, lo conoscete?! Bene, costui è responsabile del sapore piccante che si avverte mangiando le brassicacee crude (sparisce in cottura, ma non esaurisce i suoi potenti effetti antiossidanti indiretti): funziona da personal trainer del nostri sistemi antiossidanti naturali e li stimola a lavorare meglio. Mi fermo qui, ma potrei continuare... se vi interessano degli approfondimenti leggete qui (clicchi?!).

Oggi sono andata all'attacco dei cavolini.
Mentre ero lì che pensavo e ripensavo a come cucinarli (poco) ho visto un paio di champignones con la valigia in mano: avevano fatto su spore e pudenda e se ne andavano, mugugnando come l'Incompreso, "stiamo appassendo... potassio, ferro e fosforo ci abbandonano... le proteine si ammollano... il chitosano si secca!". Di solito non sopporto i piagnoni, ma mi è sovvenuto che potevano tornarmi utili! Ho afferrato uno scalogno e mi sono messa all'opera.

SPIEDINI AUTUNNALI

Ingredienti per tre spiedini:
>> tre spiedini di bamboo
>> nove cavolini Bruxelles tagliati a metà
>> uno scalogno a fette grosse
>> tre funghi champignones a fette grosse
>> due cucchiai da tavola di aceto balsamico
>> due cucchiai da tavola di olio extravergine d'oliva
>> nove pistacchi
>> poco sale alle erbe
Procedimento: accendere il forno a 180°C. Mettere a marinare cavolini, funghi e scalogno conditi con aceto, olio e sale aromatizzato (bastano cinque minuti). Tritare grossolanamente i pistacchi (ora li ridurrei quasi in polvere, perché così si attaccherebbero meglio alla verdura). Infilzare le verdure con gli spedini, mettere in una teglia, cospargere di pistacchi e cuocere per quindici minuti, girando di tanto in tanto in modo da far cuocere uniformemente. L'aceto tende a caramellare (buono!) e i cavolini rimarranno croccanti, mentre scalogno e funghi conferiscono un'interessante morbidezza.

PS: Ma quanto sole e quanto freddo c'erano oggi?!

mercoledì 19 novembre 2008

Chips di pastinaca


Non mangio patatine (quelle del sacchetto, industriali, unte e salatissime) da tre mesi.
Mi sento come una alcolizzata che incide tacche sul muro.
Non esiste una anonima patatosi. Se esistesse avrei la tessera numero 1, parteciperei alle riunioni del lunedì e proclamerei con orgoglio la mia sobrietà da patatine. Invece... ho fatto il richiamo (come per l'antitetanica) a suon di patatine di pastinaca!

INGREDIENTI:
due grosse pastinache affettate a mano (non uniformi)
un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
salamoia bolognese secca (rosmarino, aglio, sale), poco origano e pepe bianco

>> Accendere il forno a 200°C (il mio è ventilato)
>> condire le fettine di pastinaca con olio, sale e aromi
>> infornare per dieci/quindici minuti

Non ho nemmeno dovuto girarle! Se tagliate sottilmente diventano più secche (quindi più patatose).
Ho completato il pasto con un riso integrale al cavolo nero (fatto come si fa quello di spinaci). Che ho dimenticato di fotografare...

sabato 15 novembre 2008

Sostiene mia madre... (diario di una fedeltà)

...che farmi bere il latte da piccola era una impresa impossibile. Scalciavo e tiravo pugni, piuttosto di berlo e fui quindi addomesticata ad un rapido svezzamento a colpi di... minestrine! Trentasette anni fa esistevano di certo già omogeneizzati e creme per i neonati e sicuramente erano in vendita nel minuscolo negozio di quartiere che a me dal passeggino pareva un megastore, ma a nessuno degli adulti di casa venne in mente di interrompere le frugali tradizioni familiari. Rimaneva il dubbio su cosa infilare nell'imbuto, pardon, biberon alla mattina e alla sera. I pediatri allora erano conoscenti occasionali sprovvisti di tabelle zeppe di percentili ed io ero un bebè intollerante senza saperlo: non opponevo però alcuna resistenza per la più antica delle bevande. .
Ci ho messo molti anni prima di capire che il latte è per i vitelli (nel senso che ho a più riprese tentato l'avvicinamento ai latticini, mangiandone pure parecchi)... ma d'istinto capisco che il tè mi appartiene visceralmente. Governa i miei ritmi circadiani. Mi riscalda e mi rinfresca. Coccola quanto un abbraccio e... disseta!
Come capita per molte passioni, non vado tanto per il sottile. Certo mi piace buono. Mi piace assaggiare e scoprire nuove sfumature organolettiche; per molto tempo ho ordinato tè sfuso in quasi ogni parte del mondo. Ora come ora mi interessa principalmente berlo. Punto!
Esiste una forma di dipendenza dal tè?
Secondo me sì.
Secondo me io ce l'ho. Di brutto.
Uh, come me la godo!

Qualche tempo fa Twostella ha proposto un Afternoon Tea Award.


Partecipo volentieri, ma ammetto di aver interpretato (eh, ma va?!) a modo mio... cioè io non sono una da tè per le signore... "Non c'é cosa più delicata del complesso congegno che è una donna (vero però che pure gli uomini stanno ingarbugliati, sovente, NDS=nota dello scrivente; tratto da p. 209 di Tè & Tisane, 125 ricette di infusi caldi e freddi, Vallardi Ed.) (...)": io curioso fra fantastici banchetti per il tè delle cinque, bevo spesso tisane di ogni contenuto/consistenza, ma di fatto anelo solo una tazza di tè! Ho provato a pensare a cosa mi obbligherebbe un minimo di dovere di ospitalità, se non offrissi (come invece accade) sempre e solo tè... e questo è il risultato!

Allora per un tea time della pianura (con indicazione dei tempi di preparazione):
in primo piano: marmellata di albicocche (annata 2004!) della zia Vittorina, albicocche dell'albero del suo consorte, zucchero di canna integrale (metà peso rispetto alla frutta) e cottura nel Bimby (tempi di preparazione: tre minuti... apri barattolo, versa marmellata!) .. il contrasto con la piadina croccante e saporita è fantastico!;
dietro a sinistra: foglie di acero, fiori e sakura croccanti di piadina romagnola all'olio extravergine d'oliva (tagliata con stampini giapponesi; tempi di preparazione: dieci minuti per tagliare e tre per cuocere i fiorellini!)
davanti a destra: sandwiches (pane di segale con semi di sesamo e lino) con affettato di seitan e (pochissima) salsa di tahin e arame*;
Tè verde gunpowder (manca una tazza... la mia! L'ho bevuta di già...)


*tahin (crema di sesamo), un po' di acidulato umeboshi, alghe arame cotte in poca acqua senza sale aggiunto.

sabato 8 novembre 2008

ERBAZZONE VEGAN

Dell'erbazzone si parla solo bene.
E' buono.
Saporito.
Conviviale.
Popolare (L'erbazzone veniva cotto nel forno del pane in un grande stampo rotondo di rame, detto “al sol”. La pietanza era così popolare ed amata dai reggiani che, a fine ottocento si tenevano gare, indette dalle cooperative per realizzare il miglior erbazzone, alle quali partecipava tutta la comunità.).
Vario ed eventuale.
Si presta come antipasto (tradizionalmente nello stesso piatto con altri prodotti tipici emiliani). Si presta come piatto unico.
Prima di diventare intollerante ai latticini ho mangiato con voluttà quello di un fornaio fantastico che non usava strutto o lardo.
Poi per anni l'ho evitato come la peste, perché solo l'odore mi fa svenire di desiderio!
... ma da quando ho iniziato a produrre i miei FALSI d'autore (i fake), ho pensato e ripensato a come riprodurre un erbazzone fake. Ho provato moltissime varianti (alcune inenarrabili) ed ora sono invece lieta di mostrare il mio miglior fake:

Per la pasta ho usato la ricetta di Mikamarlez, che per me è oramai diventata un classico, una certezza! Unica variazione: uso la farina di semola di grano duro, perché scrocchia!
Oggi quindi mi dilungo solo sul ripieno, perché per il resto il procedimento, i tempi di cottura e la forma della torta non mi sono ancora decisa a variarli (stavo pensando però... se tiro la pasta con la macchina per la pasta... ottengo dei rettangoli che saranno porzionabili in modo più adatto a, per esempio, esigenze di trasporto per pranzo in ufficio o per la conservazione in freezer!). Le spiegazioni dettagliate per la pasta le trovate quindi da Mika o cliccando su classico e/o certezza che ho linkato alle mie due precedenti pubblicazioni di torte salate.

R
IPIENO ERBAZZONE VEGAN:
un chilo di spinaci e/o bietole cotte (meglio se misto e da cotto peserà molto meno) tritate a coltello
uno spicchio di aglio in camicia
uno scalogno tritato finemente
alcuni cucchiai di pane grattugiato
tre cucchiai di tofu silk (morbido, cremoso)
tre cucchiai di lievito alimentare in scaglie
un cucchiaio di olio extravergine d'oliva
un pizzico di sale
PROCEDIMENTO: far imbiondire l'aglio nell'olio, aggiungere lo scalogno (togliere l'aglio), rosolare brevemente, aggiungere il pane, rosolare ancora e, infine, aggiungere le erbette. Mescolare facendo attenzione che il pane non prenda troppo colore (diventerebbe amaro), salare e lasciar raffreddare. La verdure può essere frullata o lasciata a pezzetti (io la preferisco così): aggiungere il tofu, il lievito e mescolare il tutto (meglio se lo si fa con le mani!). Far riposare il tutto una mezzoretta in frigorifero.

Questo tipo di ripieno assomiglia (ho detto assomiglia, mica è uggggguale!) al ripieno per i tortelli verdi che faceva mia madre (con parmigiano, ricotta e un'idea di noce moscata)... io ci ho fatto pure i cannelloni.