Trenta anni fa il cesto delle verdure della casa vicino al boschetto era costituito dai soli quattro cavalieri della tavola rettangolare (la quale meriterebbe un post a parte per i terribili segreti del suo antro-tascapane): patata, cipolla, cavolo verza e zucchino. Ogni tanto facevano la loro apparizione vegetali esotici come la regina dei ghiacci e i peperoni cornuti, ortaggi verdi, sottili e amari come il peccato. Qualcuno ancora mi domanda come mai sono diventata vegetariana... il fatto è che in quarta elementare seguii contemporaneamente due corsi pomeridiani (il nostro dopo-scuola, facoltativo e molto creativo grazie a maestri fantastici, era nel mio caso un obbligo perché i miei lavoravano): giardinaggio-orticultura e cucina. Ero già una orticultrice in erba, perché la mia amica del cuore ed io zappavamo con zelo da quattro primavere un quadrato del suo giardino, di un metro per un metro, per poi piantare i semi di carote e prezzemolo educatamente estorti ai vicini. I raccolti sarebbero di certo stati migliori se avessi scelto giardinaggio in terza (avevo invece scelto falegnameria)... nonostante le attenzioni e la cura costante, Elisa ed io arrivammo a stento a raccogliere ciuffi di carote. Andò meglio a scuola. Al corso di cucina imparammo a
- aprire il vasetto dei capperi e delle olive
- bucare il tubetto di maionese
- tagliere in due le fette di pancarré
- sminuzzare il tonno (U., la maestra, ci disse che quello in vetro è meglio e che tanto più rimane nel vasetto tanto migliore sarà il suo sapore)
per preparare le tartine (lo avevate già capito, vero?! Vi sottovaluto sempre...) per la festa di fine anno scolastico.
Non avevo mai mangiato olive o capperi e lo confidai alla maestra. U. era (è...) una donna fantastica... sobria e silenziosa, determinata e affettuosa... non credo di esagerare se dico che una delle più grandi fortune della mia fortunata infanzia è stata averla accanto per cinque anni... alla mia rivelazione replicò con un incredulo: "Non hai mai mangiato capperi?".
Ora, siamo in Emilia, nemmeno in città a dire il vero (e lei è spezzina di origine). Nel Millenovecentoottanta in Italia la tv trasmetteva a colori già da un po', ma a casa mia era ancora in bianco e nero; la crisi petrolifera era appena dietro le spalle; la spesa si faceva alla Cooperativa (ora coop) e il tonno io lo vedevo solo al banco dei salumi-formaggi, accanto allo sgombro, dentro a latte che mi parevano enormi. Naturalmente i miei compravano lo sgombro. Ovviamente i capperi non appartenevano al nostro lessico familiare. Eravamo indrée come la còva dal nimèl*. U. mi regalò un vasetto di capperi e inizio a snocciolarmi un intero alfabeto di verdure.
Parafrasando Middlesex potrei dire "Io sono nata due volte...", non vorrei sembrarvi una romantica del cavolo, ma esistono davvero un prima e un dopo la scoperta del cappero... Molte cose sono cambiate: molti dei colleghi dei miei genitori venivano da altre regioni d'Italia, un fratello di mio padre sposò una leccese, un fratello di mia madre una salernitana ed io cominciai ad insistere per allargare il parco dei moschettieri assisi alla tavola rettangolare. Una delle mie più recenti conquiste è frutto della casuale osservazione del panorama: una decina di anni fa mi accorsi improvvisamente che i prati non coltivati cambiavano colore... fiorellini gialli ovunque dopo i fiori azzurri del radicchio
Non avevo mai mangiato olive o capperi e lo confidai alla maestra. U. era (è...) una donna fantastica... sobria e silenziosa, determinata e affettuosa... non credo di esagerare se dico che una delle più grandi fortune della mia fortunata infanzia è stata averla accanto per cinque anni... alla mia rivelazione replicò con un incredulo: "Non hai mai mangiato capperi?".
Ora, siamo in Emilia, nemmeno in città a dire il vero (e lei è spezzina di origine). Nel Millenovecentoottanta in Italia la tv trasmetteva a colori già da un po', ma a casa mia era ancora in bianco e nero; la crisi petrolifera era appena dietro le spalle; la spesa si faceva alla Cooperativa (ora coop) e il tonno io lo vedevo solo al banco dei salumi-formaggi, accanto allo sgombro, dentro a latte che mi parevano enormi. Naturalmente i miei compravano lo sgombro. Ovviamente i capperi non appartenevano al nostro lessico familiare. Eravamo indrée come la còva dal nimèl*. U. mi regalò un vasetto di capperi e inizio a snocciolarmi un intero alfabeto di verdure.
Parafrasando Middlesex potrei dire "Io sono nata due volte...", non vorrei sembrarvi una romantica del cavolo, ma esistono davvero un prima e un dopo la scoperta del cappero... Molte cose sono cambiate: molti dei colleghi dei miei genitori venivano da altre regioni d'Italia, un fratello di mio padre sposò una leccese, un fratello di mia madre una salernitana ed io cominciai ad insistere per allargare il parco dei moschettieri assisi alla tavola rettangolare. Una delle mie più recenti conquiste è frutto della casuale osservazione del panorama: una decina di anni fa mi accorsi improvvisamente che i prati non coltivati cambiavano colore... fiorellini gialli ovunque dopo i fiori azzurri del radicchio
ed erano i fiori di piante commestibili!
Molte delle persone che si erano trasferite da regioni del sud sentivano la mancanza di prodotti che non trovavano nei vari supermercati: c'erano frequenti viaggi di camioncini che tornando dalla Sicilia o dalla Campania portavano mozzarelle di bufala, broccoli, tropea... molti degli acquirenti erano colleghi di mia madre. Alcuni prodotti però erano meno trasportabili di altri così iniziarono le coltivazioni di ortaggi diversi negli orti locali. Le cime di rapa trovarono subito terreno fertile! Adesso non è davvero più un problema trovare ogni bendidio al supermercato (per fortuna), ma i fiori delle cime di rapa tornano, ogni anno, a ricordarmi di come è bello mescolarsi, conoscere e condividere!
Cime di rapa con frisella di grano duro e mais
Ingredienti:
... una frisella di grano duro e mais bagnata velocemente con poca acqua tiepida
... moltissime cime di rapa e foglie tenere lavate
... aglio e peperoncino a piacere o condimento ayurvedico con undici ingredienti
... un cucchiaio di olio extra vergine di oliva
... sale
... acqua
Procedimento: in una capiente padella, far stufare le cime con un mestolo di acqua (quella che rimane dopo la lavatura non è sufficiente) uno spicchio di aglio in camicia e un peperoncino intero per dieci o quindici minuti a fuoco bassissimo e con coperchio. Trascorso il tempo necessario alla cottura aggiungere il sale (togliere aglio e peperoncino) e l'olio, mescolare e lasciar riposare coperto per alcuni minuti. Impiattare la frisella, irrorarla con il fondo di cottura delle cime e ricoprirla poi con le stesse (per me mai troppe!). Aggiungere il condimento ayurvedico per profumare e colorare il piatto.
(*indietro come la coda del maiale)
14 commenti:
i tuoi post sono sempre molto ricchi...le cose che racconti mi attirano tanto...ma sai che non ho mai provato a mangiare la fresella con le cime di rape...è davvero una fantastica idea...un baciottolo
Annamaria
@unika: ciao (notte...), sei sempre gentilissima Annamaria, sei davvero una persona speciale!
Buongiorno! ma che bella ricettina che ho trovato stamani!! Che brava che sei! sei una lettura davvero piacevole!! E poi le rape..:-P sono un portento buonissime
Un bacio
Silvia
che bello leggerti...tutto qui! ma ti abbraccio...non ti scandalizzi vero???
FAntastico! Iio adoro le cime di rape da brava pugliese :)
W le cime! Ih!Ih!Ih!
Buona domenica
@magnolia: buona seeeeeeeeeeeeeera! Passato un bel week end?!
@lo: che gentile... non mi scandalizzo, certo, ma non sono una espansivissima, veh?
@camalyca: siiiiiiiiiiiiì, cime forever! Buona settimana a te!
Che bello mescolarsi conoscersi e condividere :) La scoperta del cappero mi e' piaciuta tantissimo!!
Le cime di rape come tutti i tipi di rape li mangio solo in Italia....purtroppo....
Un abbraccio forte :*
Daniela
@campodifragole: lo sai che il cappero segna il mio quotidiano?! Come frase di accensione del cellulare ho messo "Oh, cappero!"... lo accendo così raramente che immagino sempre di sentire la sua voce esclamativa, come se lo avessi destato da un sonno centenario!
che bellissimo post..questa immagine di te che racconti è dolcissima...comunque, è assolutamente vero: io moltissime cose le ho imparate andando via da casa e conoscendo i sapori di mezza Italia, inizialmente snobbati e poi compresi, riadattati e adorati...ti abbraccio fortissimo.lety
Brava Claud!
Questa ricettina con frisella e cima di rapa é davero invitante... :)
Buon lunedì!
buongiorno
bella ricetta.
Claudiaaa!!!mi hai fatti schiattare con sta cosa del "siamo indietro come la coda del maila"..ahahhahaha!!!
Bello il racconto e, devo dire che molti sapori li ho scoperti in età adulta causa COCCIUTAGGINE bambinesca ad assaggiare cose nuove..Le verdure, i CAPPERI, la bottarga...ne ho perse di bontà!
Fortuna che..ogni lustro cambia gusto!
bacione
saretta
contenta cche la mia insalata è di tuo gradimento buona giornata
@mikamarlez: i tuoi "vagabondaggi" hanno sicuramente conseguenze positive quanto a conoscere e mescolare... sono lieta che tu abbia apprezzato il valore delle opportunità che le nuove scoperte offrono (e poi è più bellissimo scoprire casa al ritorno, vero)
Ciao ciao!
@sandra: sono una super dilettante alle prese con una passione recentissima! Grazie di essermi venuta a trovare!
@berso: ehi! buon giorno super cuoco... questa ricetta di panini al pomodoro allora?! L'hai messa sul tuo blog? Vengo a vedere subito...
@saretta: il guaio, Sara, è che adesso non mi ferma più nessuno... vorrei assaggiare le radici di loto, il platano, anche l'erba dei campi!!
@marcella/caravaggio: figurati... è davvero una bella combinazione, quella che hai suggerito! Buona giornata, a presto!
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